Il TFR (trattamento di fine rapporto) viene accantonato nel corso di tutto il rapporto di lavoro. L’importo accantonato ogni anno è pari al 6,91% della retribuzione lorda. Il TFR si rivaluta in una misura definita dalla legge, pari al 75% del tasso di inflazione più 1,5 punti percentuali, meno le imposte dell’11% ogni anno; ad esempio, se nell’anno il tasso di inflazione è stato pari al 2%, il tasso di rivalutazione del TFR per quell’anno sarà:
(2% x 0,75 + 1,5%) x 0,89 = 2,67%.
Le somme accontonate e le relative rivalutazioni saranno erogate al lavoratore, che ne potrà disporre come meglio crede, in un’unica soluzione alla fine del rapporto di lavoro.
TFR e previdenza complementare
In seguito ad una serie di riforme pensionistiche, si ritiene che la futura pensione non sarà più in grado di garantire, al lavoratore, un tenore di vita analogo a quello goduto nell’età lavorativa. A tal fine è stata concessa la possibilità di utilizzare il proprio TFR per costruire una pensione complementare. In questo caso il TFR maturato e il flusso futuro dovuto a questa voce non sarà più accantonato, ma versato ad un fondo pensione.
La rivalutazione del TFR versato ad un fondo pensione, pertanto, non sarà più pari alla misura fissata dalla legge (vedi sopra), ma dipenderà dal rendimento degli investimenti che cambieranno in funzione del tipo di profilo scelto: garantito, bilanciato, dinamico. – non si trascuri l’ipotesi di perdere parte del capitale investito –.
E’ allora importante prestare particolare attenzione alle scelte di investimento che si andranno a fare, ricordando che la decisione di destinare il TFR a una forma di previdenza complementare non è reversibile; non sarà pertanto possibile cambiare idea.
È inappropriato dire che chi aderisce ad un fondo pensione avrà la pensione complementare mentre chi mantiene il TFR avrà solo una grossa somma di denaro al momento del pensionamento. Semplicemente chi mantiene il TFR avrà una possibilità in più.
Infatti, la fase di accumulo e la fase di erogazione sono totalmente disgiunte, quindi nulla vieta a colui che ha mantenuto il TFR di rivolgersi ad alcune assicurazioni per un preventivo di rendita vitalizia (pensione complementare) con il vantaggio di poter scegliere la migliore proposta su mercato senza essere vincolato da nessuna convenzione.
L’analisi, a questo punto, si riduce a un confronto di rendimenti tra le varie possibilità che al lavoratore vengono proposte: TFR, fondo pensione (garantito, bilanciato, dinamico). Ognuno sceglierà in base alla propria propensione al rischio. È superfluo ricordare che la possibilità di un maggiore rendimento è sempre accompagnata da una maggiore possibilità di perdere quanto investito:
+ rendimento = + rischio
Da qualche anno i governi incoraggiano, con importanti agevolazioni fiscali, i lavoratori a integrare la pensione obbligatoria con la previdenza complementare. Al lavoratore che decide di aderire ad un fondo pensione con il proprio TFR, sarà riconosciuto un trattamento fiscale agevolato:
- Al montante della prestazione accumulata (sia in forma di capitale che di rendita), al netto della parte corrispondente ai redditi già assoggettati ad imposta (contributi non dedotti e rendimenti) si applica una ritenuta a titolo d’imposta del 15%, ridotta di 0,3 punti percentuali per ogni anno eccedente il quindicesimo anno di partecipazione, con un limite massimo di riduzione di 6 punti percentuali. Pertanto, decorsi trentacinque anni di partecipazione al fondo pensione, l’aliquota della ritenuta sarà del 9% invece dell’aliquota (che si aggira tra il 23% e il 28%, dipende dal reddito degli ultimi anni) applicata al TFR.
Per il lavoratore è possibile l’integrazione del proprio TFR con un contributo volontario. In questa eventualità si aggiungono i seguenti vantaggi:
- La deducibilità del contributo volontario che, per redditi superiori ai 28.000 €, consente di recuperare più del 38% delle somme versate;
- L’integrazione, da parte dell’azienda, di un contributo aggiuntivo a fondo perduto, qualora previsto dal contratto di categoria.
Ci occuperemo in modo approfondito dell’argomento perché riteniamo che l’enorme tesoro depositato nei fondi pensione possa fare la differenza nella prospettiva, oltre che del singolo lavoratore, del Paese.
luigi.ciotta@italiasalva.it
Un utile link al sito dell’Inps
Ho avuto modo di leggere i suoi libri e molte delle sue perplessità sono più che condivisibili. La questione non può essere archiviata con un favorevole/contrario; dipende dal fondo pensione, dal profilo di rischio, da quanto manca al pensionamento… al nostro amico, preso ad esempio, non è andata poi cosi male https://www.italiasalva.it/2014/01/fondo-pensione-calcolo-suggerimenti-per.html
mi pare che il matematico Beppe Scienza (Università degli Studi di Torino), noto esperto di pianificazione finanziaria, consigli di tenersi stretto il TFR.<br />Voi che ne pensate?