Quinta tappa: la cecità e la speranza
Ripartiamo dal dubbio con cui ci siamo lasciati la scorsa volta, a scioglierlo e a riflettere su esso per la nostra famiglia Montezimalo: a livello burocratico Oreste ed il suo compagno Ugo, in quanto omosessuali, possono far parte dello stesso nucleo familiare?
Nel rispondere a questa domanda è emersa per il sistema fiscale italiano una potente arma a doppio taglio. È infatti possibile che una coppia omossessuale possa costituire, insieme ai loro eventuali figli, un unico nucleo familiare. E se da un lato, per i calcoli che abbiamo operato in questa sede, questo agevola i Montezimalo, risultando l’Isee circa il 23% più basso rispetto al caso in cui, per
esempio, Ugo ed Arianna avessero costituito un nucleo a parte rispetto ad Oreste, con una conseguente diminuzione dell’importo da pagare, nel nostro caso, all’università; dall’altro molto probabilmente la nostra famiglia, a meno che non si tratti di una congregazione di individui fortemente indottrinati al senso civico e ciecamente devoti al loro Stato, non sfrutterà questa possibilità perché i vantaggi economici derivanti da un Isee più contenuto non sono paragonabili a quelli che si riescono ad ottenere, attraverso un’operazione subdola, mantenendo due nuclei separati.
Qualora infatti si opti per quest’ultima possibilità la situazione diverrebbe grottesca perché, qualora il patrimonio mobiliare e la casa fossero intestati ad Oreste, il nucleo familiare composto da Ugo, che logicamente come tutte le casalinghe non viene retribuito né dallo Stato, né dal suo compagno, né da nessun altro, ed Arianna, pur potendo contare sui cospicui proventi di Oreste, risulterebbe privo di reddito. In pratica la famiglia Montezimalo vista dal nucleo Ugo-Arianna pur avendo nei fatti una condizione sociale agiata risulterebbe agli occhi dell’università nello specifico, e dello Stato in genere, nulla tenente.
Per essere sicuri che questa situazione si potesse effettivamente verificare abbiamo chiesto il parere di un impiegato dell’Agenzia delle Entrate, il quale oltre a confermarci la verosimiglianza del caso in esame ci ha anche fatto notare che lo stesso discorso vale anche per una coppia separata, o che convive, ed a tal proposito ci ha inoltre esposto un fenomeno curioso: pare che molte coppie sposate si separino pro forma, pur non avendo nessun problema coniugale, proprio al fine di ottenere questo o quell’altro vantaggio fiscale a seconda del loro utile.
Devo dire che a caldo la notizia mi ha colto di sorpresa ed a pensarci un attimo mette un po’ di tristezza pensare che delle coppie felici seppelliscano, anche se
solo a livello burocratico, un rito importante della loro vita, magari che a suo tempo avevano tanto desiderato, fatto di ricordi, di amici e parenti, forse di amore, sotto un mare di puro opportunismo solo per risparmiare qualche soldo.
Ma con più calma, al di là dei pensieri romantici, non c’è tanto da stupirsi se, in
una società corrotta, si guardi più alle proprie tasche che all’onestà verso la comunità ad ai bei principi con cui magari ci si sciacqua la bocca a tempo perso.
Il vero punto è che queste coppie con questo giochetto circonvengono legalmente lo Stato, lo raggirano, e pertanto gli fanno un danno; per questo non possono certo essere lodate, eppure allo stesso tempo non possono essere punite per una mancanza dello Stato stesso, il quale in questo caso ha le maggiori colpe: rimanendo attaccato a metodi di tassazione che dai tempi di Abramo non sono mai stati messi in discussione, come esempio voglio solo ricordare che esistono accise le quali si rifanno ancora della guerra in Abissinia.
L’inevitabile conseguenza è che quell’idea di famiglia biblica, a cui si tenta di rimanere così caparbiamente avvinghiati quest’oggi, si sgretola anche per causa di quest’atteggiamento passatista e quei segmenti sociali che desiderano dei diritti civili ripudiano quei pochi che gli sono concessi perché si rivelano più fastidiosi che utili; se si rimane troppo a lungo immobili succede che il meccanismo trascurato prima o poi si inceppi.
Chiudiamo questo percorso con una notizia positiva: qualcosa nel frattempo si è mosso. Il 3 dicembre è stato approvato un nuovo metodo per il calcolo dell’Isee, che dovrebbe porre rimedio alle iniquità del vecchio metodo, ed è stato accompagnato dal consueto entusiasmo mediatico e della dichiarazione: “Abbiamo visto lo scandalo di chi andava all’università in Ferrari, sono vicende
che feriscono i tanti che hanno bisogno. Basta a questi scandali”. Onestamente
credo che si risolverà poco o nulla visto che i problemi sociali che sono emersi durante questo percorso, così come gli altri che in questa sede non hanno trovato il loro spazio, non vengono certo risolti da una nuova formula per il calcolo dell’Isee, senza contare che l’università, per chi può permettersi di andare in giro con una Ferrari, rimane comunque una spesa ridicola. Senza dubbio c’è il beneficio di far arrivare più risorse a coloro a cui potrebbero servire di più; ciononostante l’impressione è che si tratti più del solito specchietto per le allodole, lo slogan da sbandierare alle prossime elezioni, che di un grosso passo avanti verso l’equità. Ancora però è presto per giudicare ed è comunque meglio di niente; rimaniamo speranzosi per il futuro.
Per questo ciclo è tutto ed è tempo di ringraziare. Ringrazio allora tutta la redazione di Italia Salva ed in particolar modo ringrazio Luigi Ciotta che ha creato i grafici che hanno accompagnato gli articoli e ne ha curato, come sempre, l’impaginazione. In ultimo ringrazio tutti voi che ci seguite e che siete la linfa che ci dà vita.
L’appuntamento per nuovi contenuti e nuove iniziative è tutti i giorni qui su Italia Salva.
Rey Po
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