Durante le festività appena trascorse sono rimasto impressionato da un articolo che ho letto sul New York Times: Fears of Social Breakdown as Gambling Explodes in Italy. Vi invito alla lettura perché scoprirete una realtà impensata.
Per me Pavia era la capitale del regno longobardo ed una delle città universitarie italiane per eccellenza. Oggi viene reputata la capitale italiana del gioco d’azzardo.
Ritengo interessante parlare del fenomeno del gioco d’azzardo, considerando che esso non è trattato da parte dei media mainstream (non mi sembra di aver mai visto una puntata di “Porta a Porta” o trasmissioni similari dedicate all’argomento, ditemi se mi sbaglio…).
Sono di natura curioso ed ho voluto approfondire ulteriormente.

Domenico: Simone, tra gli argomenti addotti dai sostenitori del gioco d’azzardo vi è l’aumento dei posti di lavoro. Il settore fornisce occupazione e quindi sviluppo con un numero di occupati stimato in circa 120.000. Una eventuale legislazione repressiva metterebbe a rischio questi posti di lavoro. Lei cosa dice?
Simone: Tanto per cominciare va fatta chiarezza. Chi è incluso nei 120.000? Anche i gestori dei bar? Iniziamo a sottrarre circa 75.000 gestori….
Domenico: E’ d’accordo con quanti dicono che crisi economica e gioco d’azzardo sono fenomeni direttamente proporzionali, più si acuisce la prima più la gente ricorre al gioco d’azzardo?
Simone: Il fenomeno può essere collegato. Il vero fattore che incide sul gioco d’azzardo è la sua crescente normalizzazione, in combinazione con gli sforzi di marketing profusi dagli abili manager del settore. Il fatto che in tv siano onnipresenti giochi con pacchi etc. in cui la vincita è immediata e rilevante, spinge sempre più la gente ad azzardare. L’attuale onnipresenza delle macchinette fa pensare ai giovani ragazzi che è normale che esse siano cosi diffuse e che è sempre stato cosi. Il marketing tende inoltre a confondere il gioco d’azzardo con il gioco (è il gioco che crea dipendenza o il gioco d’azzardo?)
Domenico: cosa dice a chi considera le entrate del gioco d’azzardo come una fonte importante per lo Stato attraverso la quale è possibile limitare l’imposizione fiscale? E’ di questi giorni la notizia che discussioni a livello di governo mettono in diretto collegamento l’imposizione fiscale sul gioco d’azzardo con la riduzione di IMU o IUC.
Simone: Non mi piace questo discorso. Però d’accordo, ragioniamo da un punto di vista puramente economico.
Innanzitutto dobbiamo dire che i soldi spesi per giocare d’azzardo non sono stati impiegati per altre spese (spesso per beni di prima necessità quali alimenti o cure mediche) che avrebbero ugualmente generato PIL.
Poi sottraiamo i costi per lo Stato: i soldi necessari per la cura dei giocatori d’azzardo patologici, quelli per la vigilanza sulle frodi, quelli per la vigilanza e gestione sui reati connessi per procurarsi il denaro per giocare d’azzardo.
Sottraiamo ancora la quota di PIL che si perde a causa della minor produttività dei giocatori d’azzardo patologici.
Conviene ancora?
Poi consideriamo l’impoverimento delle famiglie. In tanti casi, di cui mi sono occupato, il giocatore d’azzardo patologico ha speso fino all’ultimo centesimo di risparmio per poter continuare a giocare. E non solo. Si è andato oltre. I compro oro hanno fatto affari incredibili con i giocatori d’azzardo patologici che si sono privati anche di beni affettivi non liquidi.
Domenico: Quali evoluzioni e derive prevede nel gioco d’azzardo?
Simone: Il fenomeno è già in atto ed è quello del gioco d’azzardo online. Ad oggi questo fenomeno è limitato alle mura domestiche entro le quali il giocatore d’azzardo fa le sue puntate in tutta privacy. In un futuro, non molto lontano, prevedo una diffusione di questo fenomeno sugli smartphone, tablet, rendendo il gioco d’azzardo onnipresente e sempre presente. Soprattutto la fascia più giovane può accedere a queste forme di gioco d’azzardo, come oggi fa, con Facebook.
Domenico: Simone ti ringrazio molto per la chiacchierata e per aver messo a disposizione dei lettori di ItaliaSalva le tue informazioni.
Simone: Grazie a te che aiuti a diffondere la conoscenza di questo fenomeno.
Per chi volesse approfondire:

#noslot
domenico.totaro@italiasalva.it
A mio avviso il manifesto anti-azzardo http://www.noslot.org/ecco-il-manifesto-delle-associazioni-anti-azzardo-in-quattro-punti-2/ sarebbe stato più credibile se avesse incluso un punto che chiedeva l’apertura di nuove case da gioco regolamentate. Ovvero si sposta il gioco in luoghi dedicati, in cui i cittadini decidono d’entrare per scelta e non in luoghi come i bar dove, anche chi non vuole, si ritrova a contatto con le slot.
Se si tratta di regolamentare l’azzardo in modo diverso, ben venga. Se invece si tratta di una delle solite campagne proibizioniste per il “bene” della comunità, per i comportamenti “eticamente tollerabili” (vedi manifesto)… vade retro, Satana.