Il punto focale per superare il periodo di grave crisi che ha colpito i mercati finanziari internazionali e non meno il nostro mercato domestico resta la capacità di competere, specialmente per un sistema imprenditoriale costituito principalmente da piccole e medie imprese.
Il contratto di rete nasce proprio con lo scopo di favorire la capacità innovativa e creare nuove condizioni di competitività. Introdotto con la legge n.33/09, mira ad incentivare la formazione di reti d’imprese che si possono configurare come soggetti giuridici nuovi (rete-soggetto) oppure possono mantenere la propria individualità (rete-contratto).
La prima fattispecie crea un nuovo soggetto giuridico che dovrà dotarsi di un fondo patrimoniale comune, oltre che di un organo che lo rappresenti e di una partita IVA autonoma, diventando così anche soggetto tributario. La seconda tipologia di contratto permette, invece, di ottenere un beneficio fiscale di “sospensione d’imposta” (relativo alla quota parte di utili d’esercizio accantonati ad apposita riserva, fino ad un massimo di 1 milione di euro per ogni impresa aderente, e destinati alla realizzazione di investimenti, entro l’esercizio successivo, previsti dal programma comune di rete).
La prima fattispecie crea un nuovo soggetto giuridico che dovrà dotarsi di un fondo patrimoniale comune, oltre che di un organo che lo rappresenti e di una partita IVA autonoma, diventando così anche soggetto tributario. La seconda tipologia di contratto permette, invece, di ottenere un beneficio fiscale di “sospensione d’imposta” (relativo alla quota parte di utili d’esercizio accantonati ad apposita riserva, fino ad un massimo di 1 milione di euro per ogni impresa aderente, e destinati alla realizzazione di investimenti, entro l’esercizio successivo, previsti dal programma comune di rete).
L’osservatorio ministeriale ha ottenuto riscontri molto positivi di utilizzo del contratto di rete: più di 1.600 contratti che aggregano poco più di 8.000 imprese. Sul podio delle regioni con maggior diffusione troviamo la regione Lombardia con 1.895 imprese in rete, seguita dall’ Emilia Romagna e dalla Toscana, rispettivamente con 1.060 e 839 imprese (dati aggiornati al 1 luglio 2014). Il grafico sottostante riporta l’evoluzione delle adesioni dal 2010 fino alla fine del 2013, elaborato dall’osservatorio Intesa San Paolo aggiornato (marzo 2014).
Le imprese aderenti al contratto appartengono prevalentemente al settore dei servizi e dell’industria, servizi professionali, ICT e moda, in ben 4 casi su 5 si tratta di piccole o micro imprese, rendendo il contratto di rete un ottimo strumento di politica economica.
Formare una rete d’impresa è abbastanza agevole, possono aderire tutti i tipi di società (di capitali, di persone, imprese o cooperative) di tutte le dimensioni senza vincoli di ubicazione geografica sul territorio nazionale e di settore di appartenenza. Il contratto può regolarmente essere redatto tramite atto pubblico, scrittura privata autenticata o atto con firma elettronica ed ad esso si applicano le usuali norme di legge afferenti l’iscrizione nel registro delle imprese, le modifiche successive del contratto etc.
Segnalo che sul sito del registro delle imprese è stato creato un apposito portale dedicato alle reti d’impresa, dove è possibile consultare e scaricare tutta la documentazione necessaria, oltre che le indicazioni precise sulle caratteristiche e gli step per creare il proprio contratto di rete.
I vantaggi strategici non si limitano alla condivisione dei costi di investimento e alla realizzazione di sinergie produttive, i contratti di rete permettono l’accesso ad importanti agevolazioni finanziarie, prima tra tutte il sostegno da parte della Banca Europea degli Investimenti e di Cassa depositi e Prestiti che hanno stanziato un ammontare pari a 500 milioni di Euro, oltre che finanziamenti a fondo perduto accessibili tramite bandi regionali (Umbria, Toscana ed Emilia Romagna risultano le regioni più attive in questo senso).
Si attendono ulteriori sviluppi normativi, principalmente tramite emanazione di decreti legge per ottenere finanziamenti a tassi agevolati, aspetto tutt’altro che secondario per imprese di ridotte dimensioni, storicamente osteggiate nel finanziamento tramite canale bancario, modalità prevalente in queste realtà.
Giulia Montemurro
Articolo molto interessante! Andrebbe diffuso per benino, spero che le associazioni di categoria abbiano fatto il loro ruolo nel merito.<br />Ringrazio<br />S.A.