Il giorno di Natale il New York Times rompe lo schema pessimista e denigratorio, portando all’attenzione del mondo un fenomeno virtuoso tutto italiano, e più precisamente “napoletano”: quello del caffè sospeso. L’articolo, di cui consigliamo la lettura, ci offre l’occasione per riflettere sulle unicità del nostro Paese, spesso oscurate da episodi di malaffare, e su suoi appigli di speranza.
Il consumo del caffè in Italia affonda le radici nei secoli. Intorno ad esso si è sviluppata una serie di tradizioni uniche. Il NYT le descrive in modo mirabile intervistando clienti e baristi. Il caffè a Napoli è un rito, un momento di vita sociale. In una città con una ricca diversità di quartieri, con una stratificazione sociale importante, il bancone del bar rappresenta un punto di incontro per politici, famiglie, artisti di strada e mendicanti. Al contrario di altre città italiane, dai ritmi frenetici, dove ogni gesto quotidiano corrisponde ad un calcolo utilitaristico dell’utilizzo del tempo, il caffè assume un valore in sé come momento imprescindibile della giornata, una scusa per dialogare, per raccontare storie.
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