E c’era persino un tariffario: 10 euro per un voto al proprio candidato di fiducia
Per correre alle primarie, per scegliere i parlamentari che furono poi candidati alle elezioni nel 2013, servivano cinquecento firme di cinquecento iscritti al partito. In teoria doveva servire a sbarrare la strada a giochi poco puliti, nella realtà c’è stata la gara a comprare le tessere. Dieci, quindici euro a tessera, cinquemila euro, un piccolo investimento per un aspirante parlamentare.
L’ultima degli eletti romani del Pd alla Camera, ha ricevuto 3.711 voti alle primarie dei parlamentari. Applicando lo stesso tariffario, altri 37.110 €. Un totale di 42.110 € per diventare deputato in un sistema con liste bloccate. E’ un esercizio sterile, del tutto infondato, ma verosimile. Dimostra che stringere la base elettorale non è garanzia di legalità e trasparenza ma, al contrario, agevola l’efficacia di furfanti e prezzolati.
1) le Province dovevano essere abolite (per risparmiare) invece sono ancora vive e vegete, ma noi cittadini non votiamo più presidente e consiglieri provinciali. Si votano tra loro!<br />2) il Senato della Repubblica non lo votiamo più noi cittadini. E' roba loro!<br />3) per quanto riguarda il Parlamento (l'elezione più importante) non possiamo scegliere la preferenza, e con le liste