Una voce fuori dal coro a favore degli ideali democratici
“[…]Mi guardo indietro e rivedo come ero allora… un giovane stupido ragazzo che ha commesso un crimine terribile. Vorrei parlare con lui, vorrei cercare di farlo ragionare, spiegargli come stanno le cose…ma non posso! Quel ragazzo se n’è andato da tanto e questo vecchio è tutto quello che rimane. E nessuno può farci niente. Riabilitato? Non significa un cazzo. […]”
spezzone tratto dal film Le ali della libertà regia di Frank Darabont
Due giovani ragazze per qualche motivo decidono di andare in un luogo che, di questi tempi, non è tra le località turistiche più battute dai tour operator. Aspiranti terroristi esclusi, in pochi vogliono andare in Siria. Loro decidono di farlo nella convinzione più o meno fondata di poter essere più utili lì che altrove. Durante la loro permanenza vengono rapite e per fortuna riescono in qualche modo a tornare a casa sane e salve.
A casa però il ritorno, oltre ad essere un sollievo, diventa motivo di accesa discussione su voci ad oggi fondate quasi sul nulla, e smentite dal ministro degli Esteri, secondo le quali per salvare la vita delle ragazze sarebbe stata pagata un’ingente somma di denaro. Nell’era di internet, in cui tutti parlano di tutto, inizia un processo pseudo-giudiziario nel quale si cerca di stabilire se Vanessa e Greta siano delle vergini scampate al martirio o delle ragazze incoscienti ed egoiste da punire per i loro atti criminali, un processo dove difesa e accusa si scambiano arringhe sui blog, sui social network e sui forum di opinione. Da questo calderone fior di obbrobri, le grandi domande sono: Perché sono andate in Siria? Chi glielo ha fatto fare? Perché non sono rimaste a studiare a casa? Perché i genitori non vengono puniti per aver permesso un simile comportamento? E soprattutto perché non le hanno lasciate ai siriani?
E per rispondere a grandi domande ci vogliono grandi risposte. La difesa le elegge ad esempio encomiabile di coraggio e buona volontà e ciò che hanno subito è stato un martirio: “le dovrebbero da fà sante!!”. Secondo l’accusa meritano una punizione esemplare ed è da qui che arrivano le pensate migliori: una delle grandi proposte è quella di spogliare le famiglie delle ragazze dei loro averi con l’accusa di aver partorito e cresciuto delle persone socialmente irresponsabili e se non pagano li mandiamo tutti in Siria e vaff… e tanti saluti.
La decisione delle ragazze di mollare tutto e andare in Siria può certamente essere criticata, io personalmente non lo avrei mai fatto e specialmente nei modi l’ho trovata un’azione stupida.
Ciononostante mi amareggiano i toni irriflessivi delle persone ed i giudizi privi di ragionamento e vuoti di argomentazioni che affiorano su internet. Quando la discussione sui temi sociali è degenerata in questo modo? Viste le opinioni che serpeggiano tra la gente mi chiedo che tipo di stato vogliamo?
Personalmente ho paura di uno stato che punisca i genitori per gli errori dei figli o viceversa, io provo orrore per uno stato che segua la logica della vendetta. Io vorrei che lo stato quando mi troverò a mangiare le carrube in mezzo ai porci mi risollevi, abbia compassione di me e mi rivesta. Vorrei uno stato che non mi venga a cercare solo quando la salute e la ricchezza mi sono vicini, così da potermi tassare senza pietà, per poi lasciarmi marcire nel momento in cui sono io ad aver bisogno di lui.
Se come me è questo lo stato che desiderate allora potrete solo essere contenti che quelle due ragazze siano tornate vive dalla Siria e se è accaduto per merito dello Stato italiano vi rallegrerete doppiamente.
Anche volendo tralasciare il profilo ideologico e passare a quello strettamente pratico vorrei sapere se qualcuno si è fatto una semplice domanda: qual è il reato? Per aver fatto cosa dovrebbero essere punite?
Sono andate in un paese lontano, lo hanno fatto più o meno consapevoli del pericolo e nella convinzione più o meno errata che il loro posto in quel momento fosse quello, sono finite nei guai ed in un modo o nell’altro ne sono uscite. L’esperienza può averle segnate oppure no, può averle fatte crescere oppure no; poco importa. Il punto è che queste ragazze hanno compiuto un gesto di libertà: hanno scelto per la loro vita un percorso e lo hanno seguito abbandonando gli studi, la famiglia e le amicizie col proposito di fare del bene ed erano libere di poterlo fare. Dov’è il reato? Dove il crimine?
Forse è questo che ci fa tanto effetto, è questo che genera tanta rabbia, ciò che si vuole punire: la libertà. Non c’è un modo giusto o sbagliato di avere vent’anni, non c’è un modo giusto o sbagliato di vivere. C’è invece un modo giusto o sbagliato di essere liberi e Vanessa e Greta non sono degli esempi da imitare, hanno semplicemente deciso di vivere libere senza intralciare la libertà altrui ed io non credo che uno stato democratico debba punire la buona libertà ma debba anzi difenderla.
“[…]Quando il fuoco della gioventù si è spento, svanisce
a poco a poco anche il tepore delle ceneri; esse rimangono
là dove la fiamma ha un giorno avvampato, fino a che il
soffio gelato del tempo non viene anch’esso a disperderle.”
da Fosca di Iginio Ugo Tarchetti
Rey Po
per liberarle è stato comunque pagato un "prezzo".<br />che sia stato un euro, un miliardo o semplici "favori" ai sequestratori, cambia poco, visto che quanto pagato sarà "reinveistito" da questi terroristi in attentati che provocheranno dolore, distruzione e morte di uomini, donne e bambini.<br />Lei conclude: " hanno semplicemente deciso di vivere libere
Che dovevano stare a casa a fare quello che fanno le ragazze normali…<br /><br />Non improvvisarsi crocerossine de sto cazzo…