I paladini dell’italianità, di coloro che difendono le industrie dello stivale dalle terribili scorribande barbare, continuano a trascurare la terribile peste che si è abbattuta sui principali campioni industriali. Gli stranieri non c’entrano. L’economia italiana ha dei problemi endogeni: imprenditori che non rischiano, le sirene della finanza, banchieri complottisti, l’amore per la rendita… L’unisono per la difesa dei gioielli di famiglia fa da contraltare al silenzio che “difende” la produzione industriale. I 10 principali protagonisti dell’industria italiana del 1984 sono anemici o addirittura morti:
In poco più di 30 anni sono stati cancellati 293.000 posti di lavoro diretti, al netto dell’indotto, e di quelli che rimangono un buona parte sono stati delocalizzati in altri Paesi, per esempio i dipendenti italiani di FCA sono solo 23.000. Anche i ricavi, a parità di potere d’acquisto, hanno perso il 30% nell’indifferenza generale. Una grande discussione suscita l’Opa Pirelli che sarà lanciata dei cinesi di ChemChina, ma nessuno parla del cimitero industriale del Paese.
Il premier Matteo Renzi lancia la sfida ai tedeschi “Li riprenderemo” ma intanto l’economia tedesca non ha subito nessuna perdita dal 1984 ad oggi, cosi come la Francia. Sanofi- Aventis, Peugeot, Renault, Volkswagen, Bmw, Bayer, Siemens… c’erano allora e continua ad essere oggi indiscusse protagoniste. Il fenomeno del fallimento dei big è prettamente italiano. Gli imprenditori italiani inseguivano la finanza. In Italia rimangono disoccupazione e le velleità di un premier dissociato dalla realtà, per il resto benvenuti gli stranieri…
Luigi.Ciotta@ItaliaSalva.it
Mi fa piacere smentirla, ma i dipendenti FCA in Italia non sono affatto 23mila…….. Prima di dare numeri a caso e’ meglio documentarsi, non riportare il primo dato a casaccio trovato su internet.
http://www.fim-cisl.it/2015/01/29/fca-alla-ricerca-della-verita-perduta/
Gianni Alioti