Il reddito di cittadinanza è uno dei cavalli di battaglia del M5S. L’obiettivo di fondo, in estrema sintesi, è creare una rete di protezione sociale, garantendo un salario a cittadini privi di un reddito o inferiore ad una soglia minima. La sostenibilità economica della proposta è stata suffragata da numeri molto incerti (vedi l’economia secondo di Maio). Per i detrattori è una iniziativa che scoraggerebbe la ricerca di un impiego e favorirebbe il lavoro nero.
In Bielorussia ci si muove in direzione diametralmente opposta. Il presidente Lukashenko ha emanato una legge con l’obiettivo di smantellare il parassitismo e stimolare i cittadini alla ricerca di un lavoro. Alla popolazione improduttiva è stato imposto il pagamento di una “multa”, a coloro che non pagano tasse da lavoro per 183 giorni in un anno. Se la multa non viene pagata, entro i termini, sono previste ulteriori sanzioni pecuniarie fino alla reclusione del reo. Alcune categorie di cittadini sono esentati: studenti, casalinghe con almeno 3 figli a carico, minori, anziani in età da pensione. La legge ha suscitato violente reazioni: persino Vital Yurchanka, ex imprenditore di successo nel settore calzaturiero, travolto dalla crisi e rimasto disoccupato, è stato multato per 245 $. Vital ha promosso una petizione online su Change.org nel tentativo di mobilitare l’opinione pubblica per abolire la legge.
“L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”, l’articolo 1 della costituzione trova la sua piena declinazione nell’art. 4 “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società“. Il lavoro è il pilastro fondamentale su cui si erge l’Italia. L’inattività mina alle radici il benessere e il progresso dell’intera società.
Ugo, 41 anni, laureato in scienze politiche, disoccupato praticamente dal conseguimento della laurea. Vive in casa con i genitori e lamenta da anni, se non decenni, la mancanza di lavoro. Il lavoro a cui si riferisce Ugo è un posto fisso in banca, non interessano mansioni o incarichi di minore statura. Giovanni, 28 anni, diplomato (presso un diplomificio a pagamento) ragioniere, non sa fare il calcolo di una percentuale. Il rifiuto di un incarico presso una fabbrica d’imballaggi viene cassata:”Con il mio diploma ambisco a qualcosa di meglio…”. In barba ad un vecchio detto popolare che recita:”Si la carrera nun ti dici iettiti in Terra o cuogli vavaluci” trad.”Se la fortuna non ti aiuta, chinati e raccogli le lumache”, a testimonianza della dignità attribuita dai nostri avi a qualsiasi lavoro. Purtroppo i ragazzi di oggi cercano garanzie e prestigio che nessuno è in grado più di dare, nessuno li ha educati alla conquista, come dimostra lo scarso successo della nostra proposta di lavoro.
Lavoro a contatto con il pubblico, in settore voluttuario, con affluenza di pubblico giovanile assai elevata e di ogni estrazione sociale, extracomunitari compresi. Posso garantire che statisticamente essi sono scarsamente proccupati del futuro e assai poco afflitti da % di disoccupazione che li emarginao (forse). Vestiario modaiolo, auto, smart-phone hi-tech e tutti gli status nn mancano a nessuno, vacanze e weekend compresi. Sarà forse che tutti i viziati e protetti dalle famiglie verranno a consumare i miei servizi? Piuttosto, secondo me , è che sono talmente rammolliti da educazione e formazioni inefficaci che quel che fanno è tutto ciò che sanno…
Il progresso tecnologico sta rapidamente cancellando molte opportunità di lavoro. È una rivoluzione e le soluzioni sono 2: o si lavora di meno tutti oppure ai pochi specialist alti salaria e agli esclusi un reddito base, isee permettendo. Per ora è utopia, ma non vedo altre soluzioni. Se larghe fasce di popolazione vengono lasciate in povertà ci sarà la rivoluzione
fare due esempi così banali credo abbassi di molto il livello dell’argomento. magari fosse così facile arginare e racchiudere le tante problematiche legate al problema “lavoro”. premetto che non sono proprio a favore del reddito di cittadinanza, perché credo possa avere l’effetto contrario e che così facendo si possa favorire ancora di più una fetta di popolazione già abituata a vivere di espedienti e furberie varie a discapito di chi lavora duro e spesso con un salario non adeguato, ma leggendo le modalità di attuazione e anche da dove verrebbero prese le coperture, passaggio che nell’articolo è sottolineato con poca libertà intellettuale, penso si debba dare fiducia a proposte del genere, soprattutto quando a farle è gente che ci mette la faccia e non subdoli rottamatori che sventolano cambiamenti affinché nulla cambi.
Le aziende soddisfano le proprie necessità di personale con le migliori figure disponibili sul mercato. Coloro i quali non riescono a trovare collocamento possono scegliere tra 2 possibili percorsi: accrescere il proprio appeal professionale, demanzionarsi. Quanti giovani hanno preso atto di questa fredda e ineluttabile realtà? Troppo pochi. Ogni anno celebriamo la dignità del lavoro, ma purtroppo continuiamo a reputare degno solo il lavoro che abbiamo sempre sognato.
Cosa intendente per lavoro, attività sottopagata svolta da giovani laureati che devon lustrare scarpe a politici inetti e banchieri/usurai?
A proposito
IN ITALIA NON MANCA IL LAVORO, MANCA LA VOGLIA DI PAGARLO AL VALORE DEL CARO VITA CHE I GOVERNI HANNO LASCIATO CREARE DA TANTI COMMERCIANTI NON CONTROLLATI!
peccato che a fronte dei due esempi citati, ci siano decine di migliaia di giovani diplomati e laureati che non trovano uno straccio di lavoro.
Per tutti loro la proposta del M5S ha un senso….eccome se ce l’ha.
Ben venga la proposta del M5S in favore di giovani e disoccupati, piuttosto delle Leggi dei governi di centrodestra e centrosinistra dettate dai Banchieri e dai Padroni.