L’intervista a Oscar Farinetti, nel programma Rai 2Next, è l’occasione per una riflessione sul made in italy, e soprattutto su come l’italiano mediamente lo percepisce. La conduttrice Annalisa Bruchi somministra al patron di Eataly un test, deve distinguere la mortadella Bologna di un discount dalla blasonata mortadella venduta nei suoi prestigiosi store. Oscar annusa, e sottopone i due prodotti al palato. SBAGLIA!!!
Per il palato di Oscar Farinetti la mortadella del discount è più gustosa di quella venduta a caro prezzo nei propri punti vendita. Farinetti motiva l’errore con la stanchezza e la scarsa capacità selettiva del suo gusto. In verità i prodotti sono quasi identici, i processi industriali non si distinguono più.
Non è il primo caso, ricordo tempo fa l’elogio della mela nostrana, delle qualità autoctone, nella trasmissione Occhio alla Spesa, e anche in quella circostanza, l’esperto assaggiatore preferì la mela Fuji alle nostre. Per non parlare degli episodi caserecci… Mio padre, da uomo della tradizione come è, non smette mai di elogiare il sapore del suo olio d’oliva. Lo coltiva personalmente, senza l’ausilio della chimica, va personalmente alla molitura e lo conserva nelle giare di terracotta. Non smette di stigmatizzare il sapore dell’olio del supermercato, fino a quando finisce a Milano a casa mia. Purtroppo non può fare a meno di gustare l’unico olio a mia disposizione, comprato al supermercato e neanche tra i migliori, salvo superare la diffidenza iniziale e giudicarlo addirittura buono. Per non parlare del pollo italiano che, sentendo gli spot pubblicitari, viene giudicato unico al mondo. Personalmente il miglior pollo l’ho mangiato in Tailandia.
Queste poche righe non vogliono assolutamente banalizzare la bontà, la genuinità che certe eccellenze sono in grado di esprimere, ma non aspettatevi di trovare l’eccellenza sotto casa. Spesso si attribuisce al made in italy la garanzia di prodotto migliore, in verità non è assolutamente cosi. Sempre più spesso l’etichetta di made in italy, e il maggior prezzo che gli si vuole riconoscere, maschera inefficienze di filiera e di produzione che si vuole scaricare sul consumatore.
Luigi.Ciotta@ItaliaSalva.it
Gentile Luigi Ciotta,
Le scrivo perché le Sue parole confermano ciò che da tempo credo di aver intuito. Vio da anni in Germania e ciò forse mi ha dato la fortuna di capire ciò che, noi italiani, siamo veramente, o meglio, crediamo di essere. Vivere all’estero mi ha reso cittadino del mondo e questo non è poco. Ferma restando l’inequivocabile bontà e qualità di alcuni prodotti nostrani, mi preme sottolineare come il cosiddetto “made in Italy” sia in realtà una presunzione tutta italiana che alimenta la convinzione errata di essere i migliori. L’Italia è senza dubbio un paese in grado di produrre prodotti di qualità. ma ciò non la rende di sicuro la migliore o avvantaggiata rispetto agli altri paesi dell’occidente europeo, bensì un paese normale fra paesi normali che hanno anch’essi le loro eccellenze. Certo, la posizione mediterranea ha fatto sì che l’Italia si distinguesse in materia di cibo e in qualche altro campo come l’arte e l’architettura, ma il mito del “made in Italy” è senza dubbio una cosa tutta italiana che tradisce la nostra natura presuntuosa così come il nostro “complesso di inferiorità”. Ben vengano dunque i prodotti “made in Italy”, ma non illudiamoci che all’estero ci capiscano ogni qualvolta formuliamo questa frase decisamente sopravvalutata e carica di presunzione.
Cordialmente,
Marcello