L’aver ottenuto dal parlamento greco l’appoggio al nuovo piano è stato considerato da un nostro tg nazionale come un’ulteriore vittoria per Tsipras. Probabilmente si tratta di un’opinione largamente condivisa da buona parte della stampa italiana. Facciamo veramente fatica a capire dove è la vittoria! Nei giorni scorsi Bagnai parlava di una vittoria di Pirro al referendum greco. Per noi si tratta di una sconfitta di Pirro. Sin dal primo giorno abbiamo considerato il referendum greco come una farsa attirandoci numerose critiche se non insulti. I suoi effetti sono stati deleteri per la Grecia. Il referendum non ha affatto aumentato il potere negoziale della Grecia nei confronti dell’Europa, anzi l’ha indebolito. Quello di Tsipras è stato un bluff andato male.
Il bluff di Tsipras condanna i greci
Syriza, il partito di cui il leader greco fa parte, ha trascinato la Grecia nella polvere. Nel 2014 la Grecia era stata in grado di ottenere un avanzo primario, il che vuol dire che lo stato guadagnava più di quanto spendeva, a meno degli interessi sul debito. Un debito enorme, certo, in relazione al PIL, ma con tassi di interessi da far invidia a quelli di paesi con conti perfettamente in ordine. Nel 2015 la Grecia doveva rinnovare il programma di aiuti (scaduto poi a fine giugno 2015). Avrebbe potuto puntare a condizioni più favorevoli sul debito e probabilmente le avrebbe ottenute qualora avesse proseguito sulla strada avviata delle riforme. La politica populista ha invece prevalso. Con l’elezione di Tsipras il business sentiment in Grecia è notevolmente peggiorato. Gli investimenti, soprattutto quelli proveniente dall’ estero sono andati in stallo. Chi vedeva segni di ripresa è stato ben guardingo dal fare affari in una nazione in cui l’instabilità e l’incertezza scaturita dai programmi bellicosi del nuovo premier sono state le uniche vere costanti della prima metà del 2015. La fuga dei capitali ha reso le banche dipendenti in toto dalla liquidità di emergenza fornita dalla BCE. L’avanzo primario è un lontano ricordo. Dopo l’annuncio del referendum, con la chiusura delle banche e con il controllo dei capitali i cittadini greci stanno patendo le pene dell’inferno. E’ tutto bloccato. A causa del rallentamento degli affari ci sono stati ulteriori licenziamenti. La Grecia sta subendo tutte le conseguenze della crisi finanziaria che avrebbe avuto se fosse uscita dall’Euro. All’orizzonte, come ulteriore possibile sacrificio richiesto da tedeschi e stati dell’est Europa, affinchè si possa procedere alla riapertura dei rubinetti verso le banche greche, potrebbe esserci il bail-in, o meglio prelievo forzoso sui conti correnti. Concludiamo ricordando come ad inizio 2015 un paese meno noto alle cronache come la Lituania è entrato nell’Euro. La Lituania è uscita da una crisi fortissima facendo enormi sacrifici. La stabilità politica, la determinazione, la rapidità e l’efficacia con cui sono stati implementati tagli ed è stato riorganizzando il funzionamento della macchina pubblica hanno riportato il paese a condizioni impensabili prima della crisi.
domenico.totaro@italiasalva.it
L’Europa non è esente da colpe. Ma Tsipras ha spento ogni barlume di ripresa economica ed ha illuso i greci che si sono svegliati in un paese ridotto alla miseria. Per quanto riguarda l’Italia fa bene a preoccuparsi del debito, dovrebbe farlo con maggiore attenzione anche chi ci governa
Nel post si dice il contrario. la Grecia ė messa malissimo, ma il referendum non ha fatto altro che peggiorare le cose
La tua è disinformazione. Spiegami perchè se le cose vanno così bene in Grecia, ci metto anche la Spagna, hanno votato in massa no al referendum ed in Spagna hanno votato Podemos.
E’ l’europa dei paesi ‘virtuosi’ che ha condannato la Grecia alla miseria, non Tsipras.
E presto anche la Spagna di ‘podemos’ giungerà a questa conclusione così che, insieme, possiamo uscire da questa associazione di squallide mezze-maniche.
p.s. credi veramente che l’Italia riuscirà mai a pagare il suo debito pubblico senza aiuti ???