Il 2014 è costato all’inps il 7,57%, e negli ultimi 5 anni il 5,31%. Un occhio attento potrebbe notare una perfetta coincidenza tra i rendimenti pagati dall’inps e il rendimento del comparto crescita del Fondo pensionistico Espero. Infatti è proprio cosi. I dipendenti pubblici del settore scuola possono aderire al fondo negoziale Espero, ma il loro TFR rimane all’inps. L’inps, da parte sua, riconosce per la quota TFR lo stesso rendimento conseguito dal fondo. “Le quote di TFR dei dipendenti pubblici prima della cessazione del servizio non sono versate al Fondo ma sono accantonate figurativamente presso l’INPS Gestione ex INPDAP, che provvede a contabilizzarle ed a rivalutarle secondo un tasso di rendimento che a partire dal mese di agosto 2009 è quello registrato dal Fondo per il comparto di appartenenza nel quale è collocato l’associato. Il trasferimento di queste somme al fondo avviene alla cessazione del rapporto di lavoro, sempre che sia venuta meno la continuità iscrittiva all’INPS Gestione ex INPDAP: quando si verifica questa circostanza, l’INPS Gestione ex INPDAP provvede al conferimento del montante costituito dagli accantonamenti figurativi maturati e rivalutati“.
Disavanzo dell’inps
Il meccanismo messo in piedi dall’inps, di fatto, riduce il disavanzo. Il Tfr versato nelle casse del sistema previdenziale è un viatico per le entrate, ma a quale prezzo?
La soluzione per rimpinguare le casse dell’inps espone lo Stato ai rischi di mercato. E, nel caso specifico, ad un costo del denaro superiore rispetto a quanto il Tesoro paga per i propri Titoli di Stato. Si tratta dell’ennesima soluzione all’italiana che rinvia il problema, e per guadagnare tempo sperpera ingente patrimonio pubblico. La verità è che il disavanzo inps è superiore.
Una situazione analoga riguarda il fondo pensione Perseo Sirio, anche in questo caso le quote di TFR dei dipendenti pubblici non sono versate al fondo ma sono accantonate figurativamente presso la Gestione Dipendenti Pubblici dell’inps. L’INPS provvede a contabilizzare ed a rivalutare secondo un tasso di rendimento pari alla media dei rendimenti netti di un “paniere” di fondi di previdenza complementare attivi sul mercato.
Scopriremo col tempo che non esistono diritti acquisiti. Qualsiasi programma di riforme degno di questo nome non può prescindere dalla spesa in pensioni.
Luigi.Ciotta@ItaliaSalva.it
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