Il marketing politico non si ferma mai. Diventa sempre più spietato, speculando persino sui ragazzi con handicap (Di Maio). In altri casi diventa assolutamente ridicolo (proposta di Salvini di mandare gli immigrati sulle piattaforme in disuso). Il consenso di Renzi è ai minimi storici. Le battaglie di autunno (ad esempio per quanto riguarda la riforma del senato) saranno molto difficili e potrebbero aprire delle crisi profonde sia in seno al governo che al partito democratico. Affrontare queste battaglie con dei dati positivi sul fronte dell’economia e dell’occupazione, è sicuramente un bel vantaggio. I dati positivi rilasciati dall’Istat sul fronte occupazione hanno offerto il campo a Renzi per promuovere l’azione di governo e sostenere la validità delle sue riforme tanto criticate. E’ partito anche il suo marketing politico. Ma cosa dicono veramente i dati?
La verità sul numero degli occupati
235 mila è la crescita nel numero di occupati registrata nei mesi che vanno da luglio 2014 a giugno 2015. Il Jobs Act è partito il 7 marzo 2015, per cui al massimo ha potuto avere un influsso positivo sui mesi da aprile a giugno 2015. Navigando tra i documenti ISTAT è possibile calcolare gli occupati aggiuntivi dell’ultimo trimestre rispetto ai mesi precedenti: + 77 mila occupati! E’ facile intuire come il Jobs Act c’entra poco con l’aumento del numero di occupati. Senza il Jobs Act, molto probabilmente, si sarebbero registrati gli stessi numeri.
Il calo della disoccupazione è un fenomeno europeo
Il calo della disoccupazione è un fenomeno che sta interessando tutta l’Europa. Secondo dati Eurostat la disoccupazione nei paesi Euro è al tasso più basso degli ultimi tre anni e mezzo. Solo alcuni paesi fanno eccezione: Francia, Austria e Finlandia. L’Italia è trascinata da questa corrente positiva dovuta ad eccezionali condizioni macroeconomiche (valore dell’euro favorevole alle esportazioni, prezzi delle commodities a livelli bassissimi). In più, eventi straordinari, quali l’Expo, hanno sicuramente il loro peso. Tuttavia l’Italia sembra non approfittare sino in fondo di queste condizioni straordinarie. Nell’industria in senso stretto, dopo tre trimestri di crescita e la diminuzione nel primo 2015, l’occupazione rimane sostanzialmente stabile. Come mai l’industria non è riuscita ad approfittare delle condizioni di mercato favorevoli?
Cosa può fare ancora l’Italia?
Renzi dice bene quando parla di riforme. Ma quelle fatte finora sono troppo timide e sicuramente non esaustive. Insieme alla Francia (pecora nera sul fronte occupazione, come visto sopra), abbiamo una legislazione inerente il mercato del lavoro troppo complicata. Le pratiche burocratiche massacrano i manager delle risorse umane delle aziende. A volta si rinuncia ad assumere una persona non tanto per i costi quanto per le eccessive lungaggini. L’impatto negativo della burocrazia non si è assolutamente mitigato con l’introduzione del Jobs Act. L’Italia deve assolutamente semplificare! La differenza di trattamento tra dipendenti pubblici e dipendenti privati (i soli per i quali vale il Jobs Act) non è nè equa nè sostenibile. L’inasprimento delle leggi relative ai pensionamenti sta favorendo l’occupazione degli ultra 50enni rispetto a quella dei giovani. Anche questo non è assolutamente equo e sostenibile! Il vento favorevole all’Europa potrebbe presto soffiare in direzione contraria. Occorre fare in fretta!
domenico.totaro@italiasalva.it
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