Se l’obiettivo è spendere meno, la soluzione più a portata di mano è tagliare i costi. Il taglio indiscriminato è un’operazione che può fare benissimo l’uomo della strada, la famosa massaia che viene tanto agognata come ministro dell’economia. E’ il manager, invece, che deve chirurgicamente individuare le spese superflue, avendo cura che questi non si traducano in maggiori costi in futuro. Spesso per incompetenza, o perchè gli obiettivi dei manager sono di breve termine, si taglia come dei macellai uccidendo, o compromettendo in modo irreparabile la salute del paziente. Nel nostro piccolo abbiamo raccolto i nostri suggerimenti di spending review in una sezione dedicata. Tuttavia oggi parliamo di una voce che forse non era il caso di tagliare.
La manutenzione delle strade è una grande cenerentola. Gli investimenti su questo capitolo di spesa sono crollati negli ultimi anni, -50%. Dal 2006 ad oggi si è passati dalla messa in opera di 44,3 milioni di tonnellate di asfalto a 22,4 l’anno:
Nel frattempo gli impianti di conglomerato bituminoso hanno chiuso i battenti, 250 su 650 totali. Operai lasciati a casa e buche per le strade a tracciare una vera e propria gincana per l’automobilista. Il punto è che più una strada si rovina più saranno i soldi necessari per il recupero. La siteb, associazione italiana bitume asfalto strade, stima una spesa di 100 miliardi per recuperare le strade italiane, a fronte di 20 miliardi di risparmi: “Forse la volontà era quella di risparmiare, ma cosi non è: quando la strada si danneggia e non si corre subito ai ripari, i costi quintuplicano”.
Nel frattempo la politica guarda alle grandi opere, Brebemi e Ponte sullo Stretto, inutili per il Paese ma utili a ricucire i rapporti, dentro e fuori il governo.
Luigi.Ciotta@ItaliaSalva.it
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