La corona norvegese, un po come il franco svizzero, è stata visto negli ultimi anni come un interessante investimento da parte di tanti risparmiatori in area euro. In particolar modo nei momenti di maggior difficoltà dell’euro, la corona norvegese veniva vista come un porto sicuro. Ma il crollo del prezzo del petrolio ha cambiato le carte in tavola. Così come successo in altre nazioni le cui economie sono fortemente legate alle esportazioni di commodities (ringitt malese, naira nigeriana, tenge kazako, real brasiliano), la moneta locale ha iniziato a deprezzarsi. A sorpresa, giovedi 25, la banca centrale ha abbassato il tasso di deposito di 25 punti base portandolo allo 0,75%. Come conseguenza la corona norvegese è scesa ai minimi degli ultimi 13 anni in rapporto al dollaro. In particolare il calo del 2% ha portato la quotazione a 8,46 corone per dollaro.
Corona norvegese: quali previsioni per il futuro?
La debole domanda di beni e servizi nel settore energetico avrà ripercussioni su altri settori dell’economia, che rimarrà debole e determinerà un aumento della disoccupazione. Il recente taglio dei tassi potrebbe non essere l’ultimo. Potrebbe essercene un altro prima di Natale e ancora un altro a seguire nel 2016. L’impressione è che la politica di tassi molto bassi potrebbe durare ancora per diversi trimestri. La metà delle esportazioni delle Norvegia è in qualche modo legate al mondo del petrolio. Nel secondo trimestre le esportazioni norvegesi sono risultate in calo dello 0,1%. Il PIL è aumentato dello 0,2%, in calo rispetto ad un aumento dello 0,3% del primo trimestre. La disoccupazione al 4,3% è a livelli di record negativo nell’ultimo decennio. Ad andare persi sono i lavori meglio pagati, quelli del settore petrolifero. Le compagnie petrolifere, per ridurre i costi, stanno tagliando in modo pesante sul personale. La banca centrale, di conseguenza, cerca di stimolare gli investimenti, rinunciando a tenere sotto controllo l’inflazione, registrata al 2,9% nel mese di agosto e prevista in ulteriore rialzo nel breve termine (qualcuno parla della Norvegia come del Venezuela d’Europa, considerando i livelli di inflazione ben al di sopra delle altre nazioni europee, inclusa la vicina Svezia). Il gioco però potrebbe diventare molto pericoloso. I tassi bassi, come si sa, favoriscono la nascita di bolle. La bolla immobiliare norvegese è già bella gonfia. Le conseguenze potrebbero essere gravissime per la Norvegia.
domenico.totaro@italiasalva.it
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