Al momento sono solo 3 gli istituti italiani che hanno bussato alle porte del fondo interbancario di tutela. L’operazione di salvataggio consiste in una ricapitalizzazione da quasi 2 miliardi di euro cosi ripartita:
- 1,2 miliardi a Banca Marche;
- 300 milioni per Carife;
- 300 milioni per Etruria.
Il fondo interbancario, a sua volta, riscuote le risorse tra gli aderenti del consorzio, che pro quota forniscono i capitali necessari. I maggiori finanziatori sono sempre Unicredit e Intesa San Paolo che insieme dovrebbe scucire circa 500 milioni di euro. Un altro grosso finanziatore della partita è la vessatissima MPS, con un quota intorno ai 100 milioni di euro. La banca senese ha depositi liberi e conti correnti, per intenderci gli strumenti tutelati dal fondo, per un importo di 64 miliardi di euro. Una percentuale prossima al 10% dello sforzo. E’ l’ennesimo macigno che colpisce Siena, proprio in una fase di dolorose trasformazioni, e mentre si fanno più insistenti le voci per un ulteriore aumento di capitale.
Il sistema di salvataggio “consortile”, previsto dallo statuto del fitd, rischia di aggravare situazioni in bilico. Mps è da parecchio tempo in difficoltà, per la spaventosa mole di crediti deteriorati, e chiamarla in causa potrebbe sfinirla, innescando un pericoloso effetto domino. Per fortuna gli istituti in difficoltà sono ancora pochi e saranno rimessi in carreggiata con una cifra modesta ma, se si dovessero ripetere i salvataggi, l’intero sistema potrebbe cadere, invece che sostenersi reciprocamente.
Luigi.Ciotta@ItaliaSalva.it
Lascia un commento