Da diversi anni esiste un gruppo di volontari della Caritas che si riunisce periodicamente per selezionare farmaci da distribuire a persone bisognose. Chi li consegna spesso è un congiunto o un parente di una persona che è venuta a mancare e che non necessita più di cure. Chi li prende in carico è un gruppo di persone che valuta ciascuna scatola in base al corso di validità (almeno 6 mesi dalla scadenza) e la classifica per principi attivi. Chi li riceve sono persone bisognose di cure assistite dalla Caritas di Bucarest (Romania). Un accordo tra HERA e Caritas Diocesana Ravenna-Cervia ha potenziato questo servizio: il progetto FARMACO AMICO. Avviato alla fine del 2012, dalla collaborazione con Last Minute Market, con il patrocinio di importanti partner territoriali: Con.Ami, Sfera Farmacie, Caritas Imola, AUSL Imola, Ordine dei Farmacisti di Bologna, attivata ad Imola e Ravenna. Il progetto favorisce un utilizzo appropriato dei farmaci, aiutando da una parte chi è più in difficoltà e dall’altra limitando la produzione di rifiuti. I farmaci La legge italiana, al momento, non consente il riutilizzo delle medicine sul nostro territorio, se non dispensato da personale competente: “in questo senso si spiega la decisione di collaborare con la Caritas di Bucarest per la donazione dei nostri farmaci vista l’assenza di figure tecniche presso la nostra Caritas”. Banco Farmaceutico invece invita a mettere nei contenitori di raccolta solo farmaci integri che non si usano più, escluse dalla raccolta le tonnellate di confezioni mezze vuote che buttiamo ripulendo le nostre farmacie domestiche. Sicuramente lo spreco più grande è all’origine con 2,6 miliardi di euro di farmaci che non dovrebbero essere prescritti, dai nostri medici curanti. Intanto 400 mila persone nel territorio nazionale non possono permettersi farmaci e chiedono aiuto al Banco Farmaceutico, +6,4% rispetto allo scorso anno. Gli italiani sono 182.400, gli stranieri restano maggioritari 222.982. Nel nostro Paese 4,1 milioni di persone spendono 69 euro l’anno per curarsi, a fronte di una spesa media nazionale di 444 euro. Questo significa che se nelle famiglie si destina il 3,8% del budget domestico per curarsi, in quelle povere si scende all’1,8%. Tra confezioni integre, personale competente e medici dalla prescrizione facile siamo impegnati a scialacquare le poche risorse disponibili ed ingabbiati da una burocrazia che preferisce tir di farmaci in viaggio verso l’est Europa piuttosto che curare i propri poveri. Paese Strano il nostro!
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