Amburgo si ritira dalla corsa alle Olimpiadi del 2024. La candidatura tedesca è stata affossata dal referendum popolare, che con il 51,7% ha detto no all’organizzazione dei Giochi. Il verdetto della cittadinanza è senza appello e senza rimedio per il governo tedesco, visto che ormai le candidature sono chiuse. Restano quattro, dunque, le città in corsa: Budapest, Los Angeles, Parigi e Roma. Anche negli Stati Uniti Boston, con un forte movimento dal basso che aveva contestato l’organizzazione fin dal primo momento, ha ritirato la propria candidatura. il sindaco Marty Walsh dichiara: “I Giochi non porterebbero un beneficio tale da mettere a rischio oggi il futuro finanziario della nostra città, per questo la cittadinanza fin dal primo momento non si è mostrata favorevole alla candidatura”. Il governo statunitense era riuscito a rimediare e ripiegare su Los Angeles, candidatura d’emergenza per tenere in pista il Paese. Da qualche anno, sempre più nazioni e città trovano superfluo o dannoso organizzare le Olimpiadi, perché costano troppo e si lasciano dietro infrastrutture che rimangono spesso inutilizzate; allo stesso tempo sono aumentate le candidature e i grandi eventi sportivi organizzati da paesi con governi totalitari, che li usano per promuovere se stessi e sdoganarsi davanti alla comunità internazionale. Anche in Italia esiste una discussione sull’opportunità di organizzare i Giochi. Da anni, ogni “grande opera” è finita oggetto di inchieste per corruzione e accuse di scarsa trasparenza sugli appalti: per questo motivo nel 2012 l’allora presidente del Consiglio Mario Monti non firmò la lettera di garanzia che avrebbe dovuto portare alla candidatura di Roma alle Olimpiadi estive del 2020. Monti spiegò che il suo governo stava facendo grossi sforzi per il risanamento finanziario del Paese, che sarebbe stato più facile e “spendibile” dal punto di vista politico accettare di sostenere la candidatura ma che scelse di non farlo data la delicata condizione economica italiana.
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