Era il 2012 quando il governo Monti, sulla spinta di un forte vento di cambiamento, ha previsto anche delle misure di liberalizzazioni dei mercati. Tra i settori svecchiati c’era la distribuzione dei farmaci: il decreto prevede una farmacia ogni 3.000 abitanti, con un approssimazione per eccesso. Nei comuni con 10.000 abitanti, ad esempio, devono esserci 4 farmacie.
La disposizione stabiliva che entro 120 giorni dall’entrata in vigore della legge, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano avrebbero provveduto alla revisione straordinaria delle pianta organica sulla base del nuovo criterio e, nei successivi 30 giorni bandire un concorso straordinario per titoli ed esami, riservato ai farmacisti non titolari o titolari di farmacia rurale sussidiata, per la copertura delle sedi farmaceutiche di nuova istituzione o vacanti. La norma non trascurava i vantaggi per i consumatori:
- apertura della farmacia in orari diversi da quelli obbligatori;
- sconti sui prezzi ai clienti per i farmaci e i prodotti venduti;
- obbligo di sostituire, da parte del farmacia, la specialità medicinale con l’equivalente a prezzo più basso, a meno che il medico non abbia espressamente indicato nella ricetta la non sostituibilità e salvo diversa richiesta del paziente.
Cosa rimane di quella legge?
Purtroppo lo spirito di una legge necessita di un terreno fertile su cui possa attecchire. Le linee e gli auspici devono essere condivisi da tutti gli attori che devono poi tradurli in azioni concrete. Il legislatore ha fatto il suo, le Regioni stanno facendo il loro: 343 nuove farmacie, in Lombardia, saranno assegnate la prossima settimana. Si auspica che i giovani titolari possano enfatizzare i benefici per i consumatori, e porre fine ai vergognosi oligopoli che si sono spinti addirittura a maggiorare i prezzi di listino dei farmaci.
Chi rema contro?
Il fallimento di una misura è sempre dietro l’angolo, e la tendenza diffusa è di imputare colpe al promotore primo ( Il Governo). Eppure, in questo caso, come in centinaia di altre circostanze, il fallimento va ascritto alla periferia. Tra qualche mese, i cittadini potranno valutare l’impatto di questa misura sulla propria vita e un sondaggio potrebbe registrare pareri discordanti da comune a comune.
Segrate
Il sindaco del comune di Segrate, ad esempio, ha ritenuto, insieme alla giunta, di ubicare la farmacia di nuovo insediamento in “Zona via Caboto nel nuovo insediamento urbanistico denominato Milano Santa Monica”
La zona scelta è fuori dal centro abitato, in un ambiente fondamentalmente rurale. Sono residenti nell’area un centinaio di famiglie per 3 lotti, due in edilizia convenzionata e uno in privata. Un panorama desolante di pochi edifici abbandonati in mezzo ai campi (vedi foto), senza servizi e collegamenti col resto di Segrate: proprio il posto ideale per insediare una farmacia che dovrebbe avere un bacino potenziale di 3.000 abitanti.
Conclusioni
Segrate, purtroppo, non è un caso isolato. Sono tantissime le amministrazioni che hanno osteggiato il cambiamento, preservando lo status quo ed i potentati locali. Ognuno di noi potrà valutare la condotta dei propri amministratori proprio dall’ubicazione delle nuove farmacie. Non sottovalutiamo il nostro potere da consumatori, e premiamo coloro che sono più meritevoli di stare sul mercato. Cortesia, Professionalità, Convenienza devono venire prima del disagio che gli amministratori vorrebbero comminare ai clienti.
Ai nuovi titolari di farmacia ItaliaSalva augura un grosso in bocca al lupo… ne hanno proprio bisogno
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