L’Antitrust multa per 5 milioni di euro Trenitalia. Nel mirino del Garante la gestione delle soluzioni di viaggio proposte ai clienti. I sistemi di prenotazione della società escluderebbero infatti i treni regionali generalmente più economici. Il Garante ha «accertato che l’insieme di soluzioni di viaggio» proposte sulle emettitrici self-service e sulle App «omette numerose soluzioni con treni regionali, pur trattandosi di alternative sostituibili a quelle invece mostrate, alterando in questo modo la scelta del consumatore». Trenitalia, in breve, dava solo l’illusione ai viaggiatori di scegliere tra tutti i treni in circolazione. L’Antitrust ha accertato che le soluzioni di viaggio proposte erano falsate.
La denuncia di Federconsumatori
«Per anni la Federconsumatori ha tentato di rendere evidente ai dirigenti di Trenitalia l’irregolarità delle informazioni fornite ai passeggeri dal sito di Trenitalia, purtroppo senza alcun successo. Per questa ragione siamo stati costretti ad inviare una segnalazione all’Autorità della Concorrenza e del Mercato». Così Federconsumatori sulla sanzione dell’Antitrust a Trenitalia. L’associazione spiega che l’irregolarità è legata al mancato rispetto del Regolamento Europeo 1371/2007. Questo regolamento prevede l’obbligo per l’impresa di trasporto di far conoscere al passeggero orari e condizioni per il viaggio più veloce e orari e condizioni per la tariffa più bassa».
Trenitalia, invece, non offre questa possibilità e in 8 anni non si è mai adeguata al Regolamento europeo sui diritti e doveri dei passeggeri del trasporto ferroviario. «I danni per il cittadino dipendono dal fatto che viene privato della possibilità di conoscere soluzioni meno costose; i danni per il trasporto pubblico locale derivano dal fatto che potenziali clienti dei treni regionali vengono orientati verso una impresa di trasporto privata come Trenitalia», conclude l’associazione.
Le implicazioni sulle azioni ferrovie
I risultati economico-finanziari sono stati molto positivi: con ricavi di 8,9 miliardi di euro (+4% rispetto al 2015), un EBITDA che ha nettamente superato la soglia dei 2 miliardi (+16,1%) e un utile netto di 772 milioni (+66,4%), l’anno appena concluso è stato il nono anno consecutivo in utile. Anche nel confronto delle attività ordinarie, escludendo quindi gli effetti delle operazioni non ricorrenti di valorizzazione e razionalizzazione degli asset, i risultati sono in crescita: i ricavi sono stati 8,6 miliardi di euro, l’EBITDA 2 miliardi (+1,5% rispetto all’anno precedente) e l’utile netto 0,4 miliardi (+17,5%). Sulla base dei risultati conseguiti, tenuto conto del livello di solidità finanziaria e dei programmi di investimento del Gruppo, il Consiglio di Amministrazione proporrà la distribuzione di un dividendo pari a 300 milioni di euro.
I passeggeri delle Ferrovie
834 milioni di passeggeri sono stati trasportati da Ferrovie dello Stato nell’anno appena trascorso (circa il 70% su ferro e il 30% su gomma, complessivamente in crescita rispetto al 2015). E’ proprio questo il punto, un folla esagerata di clienti che opportunamente, o per meglio dire truffaldinamente, indirizzata ha preferito i segmenti premium ai più economici regionali:
- Milano – Bologna
- regionale veloce 16,80 € per un viaggio da 2 ore e 48′
- Frecciabianca 34,50 € per 2h e 3′
- Frecciarossa 45 € per 1h e 2′
Quale sarebbe il passeggero italiano a preferire le soluzioni premium?
Immaginate che sia un metalmeccanico che guadagna 7 € netti l’ora, secondo voi ha senso che ne spenda 17,7 € in più per recuperare 45′ del mio tempo durante un viaggio? Eppure è ciò che è successo, parecchi lavoratori hanno riconosciuto il doppio/triplo a Trenitalia di quanto il proprio datore di lavoro riconosce per il proprio tempo. Ciò è successo per mancanze di alternative, perché i sistemi informativi celavano le soluzioni più economiche. Gli utili delle Ferrovie sono stati fatti sulle spalle di disoccupati/studenti/lavoratori che mai si sarebbero sognati di spendere 17,7 € per un’ora del loro tempo.
Le azioni Ferrovie, privatizzazioni truffa nella truffa
L’antitrust commina la massima pena possibile, 5 milioni di euro. Si tratta di un’inezia rispetto alla ripetuta pratica, 8 anni, che, molto probabilmente,ha portato miliardi di maggiori ricavi nelle casse di Trenitalia. 8 anni, casualmente, sono, grosso modo, gli anni in cui Ferrovie è in utile, c’è un nesso? Noi, che siamo maliziosi, pensiamo di si ma non c’è evidenza. Sappiamo soltanto che il trasporto ferroviario è un settore dal costo marginale quasi nullo, pertanto il biglietto in più venduto su una tratta premium rispetto ad una più economica diventa direttamente utile.
Gli utili sono 400 milioni, circa un milione al giorno. E’ come se 50.000 passeggeri al giorno (il 2% del totale dei viaggiatori) fossero stati “indirizzati”. Vi sembra un numero realistico? Se fosse vero la privatizzazione delle Ferrovie è sulle spalle della povera gente truffata. Il valore delle azioni Ferrovie è gonfiato prima ancora di entrare nel mercato.
l valore delle azioni Ferrovie, come tutte le aziende quotate, è condizionato principalmente dalla capacità di produrre utile e, quindi, di distribuire dividendi. Da questo quadro emergerebbe l’incapacità dell’azienda di produrre utile e quindi un valore delle azioni Ferrovie prossimo allo ZERO, in barba alle previsioni di cassa del Governo. Speriamo di sbagliarci ma persone più autorevoli di noi non vedevano sicuramente la Borsa come prospettiva per le azioni Ferrovie:” I pazzi si distinguono in due tipi: quelli che credono di essere Napoleone e quelli che credono di risanare le Ferrovie dello Stato”.
Aggiungo (la banalità) che in questo caso i prossimi truffati sarebbero evdentemente gli investitori che dovessero acquistare azioni dal valore gonfiato “ad arte”.
Prevedo un’intersezione non nulla tra utenti ingannati prima e investitori ingannati poi.