Il 28 febbraio 2017 la Banca Centrale Europea aveva avviato uno stress specifico sul rischio tasso di interesse del Banking Book, “Sensitivity analysis of IRRBB – Stress Test 2017”, in quanto identificato tra i principali rischi cui sono esposte le banche soggette a supervisione diretta. La prova di stress, basata sui dati di fine 2016, ha avuto lo scopo di fornire alla BCE le informazioni sufficienti a comprendere la sensibilità alle variazioni dei tassi di interesse delle attività e delle passività incluse nel portafoglio bancario nonché del margine di interesse. Sono stati applicati sei shock ipotetici derivati dagli standard definiti dal Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria nel documento “Standards – Interest rate risk in the banking book” pubblicato nell’aprile 2016 (gli shock considerano diverse variazioni nel livello e nella forma della curva dei tassi di interesse e sono concepiti per individuare potenziali
vulnerabilità nei portafogli bancari degli intermediari).
Il 9 ottobre l’Autorità di Vigilanza ha pubblicato i risultati dell’esercizio, ritenendo appropriata la gestione del rischio di tasso di interesse presso la maggior parte delle banche europee. Tassi di interesse più elevati determinerebbero un aumento del reddito netto da interessi nei prossimi tre anni per la maggior parte delle banche vigilate direttamente a fronte di una riduzione, in media contenuta, del valore economico del capitale proprio.
Dal test è infatti emerso che un aumento ipotetico di 200 punti base dei tassi di interesse determinerebbe, in termini aggregati, un aumento del reddito netto da interessi pari al 4,1% nel 2017 e al 10,5% entro il 2019, mentre il valore economico del capitale proprio diminuirebbe del 2,7%.
Se i tassi di interesse si mantenessero invece al livello di fine 2016, in assenza di crescita del credito, il reddito netto da interessi aggregato registrerebbe comunque un calo del 7,5%. Queste proiezioni sono fortemente influenzate dalle ipotesi formulate dalle banche riguardo al comportamento della loro clientela.
L’esito dell’esercizio è stato fornito solo su base aggregata ma è stato reso noto uno spaccato quantitativo relativo agli impatti di un eventuale rialzo dei tassi nell’orizzonte temporale di 1 anno:
• il 19% delle banche registrerebbe vantaggi sia sul margine di interesse che sul patrimonio (trattasi degli Istituti caratterizzati da una preponderante presenza di impieghi a tasso flessibile);
• il 57% otterrebbe un beneficio sul margine d’interesse ma non sul patrimonio;
• il 4% verrebbe negativamente impattato a livello di margine d’interesse ma avrebbe un vantaggio dal punto di vista patrimoniale;
• il restante 20% mostrerebbe effetti negativi in ambedue gli ambiti di rilevazione.
In sintesi, il 76% degli Istituti evidenzierebbe una crescita del margine d’interesse ed il 77% un impatto negativo sul patrimonio.
La BCE ha inoltre richiesto informazioni alle banche in merito ai modelli comportamentali utilizzati per misurare e gestire il rischio di tasso di interesse e alle modalità di valutazione dei rischi sottostanti. L’esercizio ha rivelato che la maggior parte dei modelli relativi ai depositi considera esclusivamente un periodo di tassi di interessi decrescenti, il che potrebbe comportare un rischio elevato.
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