L’attuale programma REI è finanziato con 2,1 miliardi quest’anno, 2,5 nel 2019 e 2,8 miliardi strutturali a decorrere dal 2020 (si sfiorano i 3 miliardi considerando anche i fondi Pon). Con queste risorse avranno diritto alla misura circa 2,5 milioni di poveri assoluti, secondo le previsioni del governo uscente. Per coprire il resto della platea si deve arrivare a 7 miliardi strutturali secondo l’Alleanza contro la povertà, vale a dire l’unico soggetto rappresentativo a livello nazionale (raccoglie 35 organizzazioni) che ha siglato il piano del vecchio governo. Un obiettivo che si può conseguire senza far saltare i saldi, solamente incrementando cumulativamente la dotazione attuale del Rei di circa 1,5 miliardi l’anno.
Eppure le forze politiche non hanno resistito alla tentazione di cancellare i programmi in corso per varare una nuova misura (il reddito di cittadinza), nonostante le evidenti analogie. Il Rei, infatti, è partito da poco mesi ed, in questo momento, i territori sono impegnati con l’attuazione della misura, che è molto complicata. Nella Legge di Bilancio si mettono i fondi per il reddito di cittadinanza, che cancellerà il REI, circa 10 miliardi. Tuttavia l’etensione della platea, 6,5 milioni di persone, rischia di ridurre il beneficio a meno del REI.
Quanti hanno usufruito del REI?
Nel primo semestre 2018 sono stati erogati benefici economici a 267 mila nuclei familiari raggiungendo 841 mila persone. Esistono inoltre trattamenti SIA erogati ad ulteriori 44 mila nuclei familiari che non si sono ancora trasformati in ReI, pertanto tali trattamenti possono
essere logicamente sommati ai trattamenti ReI potendo concludere che nel primo semestre del 2018 sono stati raggiunti dalle misure contro la povertà circa 311 mila nuclei con il coinvolgimento di oltre un milione di persone. La stima è per difetto, infatti non si tiene conto
delle misure integrative e sostitutive presenti nelle regioni Emilia Romagna, Puglia e Friuli Venezia Giulia.
Limitando l’analisi ai trattamenti ReI la maggior parte dei benefici vengono erogati nelle regioni del sud (70%) con interessamento del 73% delle persone coinvolte. Campania e Sicilia sono le regioni con maggiore numero assoluto di nuclei beneficiari (insieme rappresentano il 50% del totale dei nuclei e il 53% del totale delle persone coinvolte); a seguire Calabria, Lazio, Lombardia e Puglia coprono un ulteriore 28% dei nuclei e il 27% delle persone coinvolte. L’importo medio mensile, pari a 308 euro, risulta variabile a livello territoriale, con un range che va da 242 euro per i beneficiari della Valle d’Aosta a 338 euro per la Campania. Complessivamente le regioni del Sud hanno un valore medio del beneficio più alto di quelle del Nord di 53 euro (+20%) e del Centro di 38 euro (+13%).
Reddito di cittadinanza, i conti non tornano
Se con 2 miliardi di dotazione siamo riusciti ad aiutare un milione di persone con un assegno di appena di 308 € per nucleo familiare, come riusciremo con 10 miliardi a dare 780 € a 6.5 milioni di persone? Molti temono che il reddito di cittadinanza marchiato 5 stalle possa peggiorare, o migliorare solo per pochi, quanto esiste già. Il grande vociare di questi giorni sembra più un’operazione di marketing. La montagna partorirà un topolino. Mi ricorda il premier Berlusconi che aboliva l’imu per la prima casa. Uno degli ultimi atti di Prodi a Palazzo Chigi fu un alleggerimento dell’imposta sulla prima casa, pari all’1,33 per mille, aggiuntivo rispetto alle altre detrazioni, fino ad un massimo di 200 euro. Berlusconi gioca la campagna elettorale 2008 puntando tutto sulla cancellazione dell’Ici, che salta proprio in uno dei primi provvedimenti varati dal suo governo. Si trattava di una correzione in opera che poco incideva sul numero delle persone beneficiarie, eppure Berlusconi, re del marketing, ha tolto l’ici.
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