Il patrimonio abitativo in Lombardia destinato a servizi abitativi pubblici è costituito da 161.491 unità abitative, di cui 97.709 di proprietà delle Aler e le restanti 63.782 di proprietà dei comuni lombardi. Nella città di Milano si concentra circa il 36,2 % dell’intero patrimonio lombardo di servizi abitativi pubblici, per un totale di 58.497 unità abitative, di cui 34.060 di proprietà di Aler Milano, 24.436 di proprietà del Comune di Milano e 1 di proprietà del Comune di Cinisello Balsamo; quest’ultimo dato, non include il congruo patrimonio di proprietà del Comune, adibito ad usi residenziali
diversi dai servizi abitativi pubblici e sociali, che attualmente ammonta a 5.722 unità abitative. Se consideriamo il territorio della città metropolitana (ex provincia di Milano), in esso è localizzato il 54,6 % del patrimonio lombardo di servizi abitativi pubblici, a sua volta costituito da 54.553 unità abitative di proprietà di Aler Milano e da 33.688 unità abitative di proprietà comunale, per un totale di 88.241 unità abitative.Complessivamente il numero di domande in attesa di assegnazione a livello regionale risulta pari a 54.662, di cui 25.192 domande in lista d’attesa per un’assegnazione presso il comune di Milano.
Le assegnazioni di case popolari
Le assegnazioni ordinarie 2018, effettuate dai comuni attraverso il regolare
scorrimento delle graduatorie comunali, sono complessivamente 1.752, quelle effettuate in deroga 534: per un totale complessivo di 2.286 assegnazioni. Le assegnazioni effettuate nell’anno 2017 sono state 2.519, subendo una diminuzione di circa il 30,4 %. Un focus sulla sola città di Milano evidenzia la drammatica situazione:
- 859 assegnazioni a fronte di un patrimonio di 58.497 unità abitative (1,5%);
- 859 assegnazioni a fronte di 25.192 nuclei familiari in graduatoria (3,4%).
Le abitazioni sono divise in ambito territoriale, anche fuori Milano le cose non vanno meglio. Nel 2019 saranno assegnate 335 abitazioni a fronte di un patrimonio di 9.930 unità (3,4%), in dettaglio:
- Ambito Territoriale San donato Milanese 37 assegnazioni nel 2019, a fronte di 1.169 alloggi;
- Ambito Territoriale Bollate 71 assegnazioni nel 2019, a fronte di 2.390 alloggi;
- Ambito Territoriale Castanese 13 assegnazioni nel 2019, a fronte di 426 alloggi;
- Ambito Territoriale Cinisello Balsamo 41 assegnazioni nel 2019, a fronte di 1.202 alloggi;
- Ambito Territoriale Corsichese 82 assegnazioni nel 2019, a fronte di 2.601 alloggi;
- Ambito Territoriale Melzo 34 assegnazioni nel 2019, a fronte di 1.068 alloggi;
- Ambito Territoriale Magenta 57 assegnazioni nel 2019, a fronte di 1.074 alloggi;
Le unità assegnate, in molti casi, presentano grosse carenze manutentive, e vengono proposte all’assegnatario nello stato di fatto, delegando così all’assegnatario i lavori di ripristino dell’immobile.I fortunati, quindi, sono costretti a pagare lavori di ristrutturazione per cui non hanno risorse.
Come è possibile una tale penuria di alloggi?
Gli alloggi ci sono, il vero problema è che chi entra non esce più. Gli attuali occupanti hanno ricevuto l’immobile decine di anni fa. Al momento dell’assegnazione le condizioni di disagio erano molto differenti delle attuali oppure il disagio era transitorio, magari rientrato nel giro di qualche anno. Eppure il diritto alla casa popolare, una volta acquisito, non glielo toglie nessuno. Il diritto decade nei seguenti casi:
- il superamento della soglia economica massima per la permanenza nei servizi abitativi pubblici, corrispondente ad un valore ISEE di euro 35.000;
- il superamento del triplo della soglia patrimoniale di euro 16.000,00 + (euro 5.000,00 x il Parametro della Scala di Equivalenza);
- il conseguimento della titolarità del diritto di proprietà o di altro diritto reale di godimento su un alloggio ubicato nella stessa provincia di residenza o a una distanza inferiore a 70 chilometri, avente un valore definito ai fini IMU pari o superiore a quello di un alloggio adeguato nel Comune di residenza, categoria catastale A3, classe 1.
Una guerra tra poveri…
La Sesta sezione del Tribunale civile di Roma ha respinto la richiesta della madre della senatrice del M5s Paola Taverna, Graziella Bartolucci, condannandola a pagare anche le spese legali ad Ater e Roma Capitale. La madre della Taverna dovrà quindi lasciare la casa popolare all’Alessandrino, in cui vive dal 1994. “L’accanimento contro una donna di 82 anni fa schifo… risponderò a tempo debito” “Credo che mia madre stia agendo bene e credo che mia madre a 80 anni abbia tutto il diritto di desiderare di morire nella stessa casa nella quale è vissuta”, aveva spiegato Taverna. Mentre la madre della senatrice difende con le unghie e con i denti la propria casa popolare, utilizzando 24 anni di godimento come motivazione per continuare a viverla, una famiglia rom, con tutti i diritti per averne accesso, è barbaramente offesa ed intimidita nell’esercizio del proprio diritto. Vedete il nesso?
I vantaggi dell’Aler
I canoni di locazione sono proporzionali all’ISEE degli occupanti, tanto maggiore è il reddito/patrimonio dell’ospite maggiore è la rendita dell’immobile. La permanenza di persone abbienti, quindi, è una panacea per le disastrate casse degli istituti per le case popolari.
un famiglia con ISEE da 36.000 euro non penso necessiti di casa popolare, sono le regole che non vanno.
mancano come sempre i controlli, per verificare nel tempo se sussistano ancora le condizioni di partenza.